Bar e ristoranti chiusi a metà, riaperti e poi chiusi definitivamente fino a nuova ordinanza. Le attività commerciali chiuse ma con deroghe salvo scelta volontaria (in molti casi) di chi le gestisce. E, ovviamente, il dibattito sulle fabbriche e sulle misure di sicurezza per i lavoratori. Più silente, ma non meno sofferente, è il mondo del terzo settore. Valeria Negrini è la vicepresidente di Confcooperative Brescia e la presidente regionale di Federsolidarietà, quello che abbraccia il mondo delle cooperative sociali.
Qual è la situazione nel terzo settore?
Sessantaquattro cooperative sociali della nostra provincia, che impiegano 3.317 lavoratori, sono ferme e hanno già fatto richiesta di accesso al Fondo di integrazione salariale. a Livello lombardo le cooperative sociali interessate sono 403 e ventimila i lavoratori delle cooperative. Praticamente una su tre. Dal punto di vista economico è stato stimato un danno di cinque milioni di euro al giorno. ».
La prima urgenza?
«C\’è tutto il mondo del socio-sanitario, quelli che si occupano di salute mentale, disabilità, anziani, che ha bisogno di dispositivi di protezione individuale per tutelare la propria salute e quella degli assistiti. Invece questi dispositivi scarseggiano. Noi vogliamo avere la possibilità di continuare a fare il nostro lavoro in sicurezza».
Il personale come sta?
«Cominciano a scarseggiare le figure professionali, o perché si ammalano o perché sono in quarantena. In alcune strutture si stanno verificando anche dei casi positivi, con tutto quello che questo comporta. Si sta cercando di gestire con quello che si ha ma ovviamente non si riescono a rispettare gli standard di servizio. Abbiamo chiesto la deroga, si vedrà».
Tanti servizi sono stati chiusi per decreto.
«Sì, e alcuni funzionari comunali zelanti, timorosi di avere problemi con la Corte dei Conti, hanno decurtato immediatamente le risorse alle cooperative. Una situazione paradossale, noi chiediamo misure di buon senso, d’altronde siamo in una situazione di emergenza, e diciamo: visto che queste risorse sono già state messe a bilancio, non vogliamo un euro in più ma proviamo almeno a riprogettare i servizi laddove è possibile. O a dire: teniamo chiuso oggi ma teniamo aperto in agosto. Noi non vogliamo lasciare sole le persone: evitare di spandere il contagio e capire come si possa mantenere un minimo di sostegno e socialità».
Magari si pensa che sia una cosa temporanea.
«Speriamo, ma io ho paura che se non ci saranno azioni di sostegno poderose per il terzo settore, molte di queste chiuderanno e non si riuscirà più a garantire i servizi perché mancheranno proprio le cooperative. Già in questo momento in cui le parlo molte cooperative sono allo stremo. C\’è un enorme problema di liquidità, il Fondo di integrazione salariale ha i suoi tempi, il pubblico ti dice che non può e le cooperative devono anticipare i soldi per gli stipendi. Finché li hanno. Ripeto: noi facciamo di tutto per non lasciare sole le persone ma diciamo anche di non lasciarci soli.