MaiSoli entra in carcere L'intervento di Carlo Alberto Romano e Marta Benedini
Carlo Alberto Romano e Marta Benedini, che ringraziamo per la collaborazione, ci offrono un nuovo contributo per farci scoprire la realtà carceraria con uno sguardo diverso. Carlo Alberto Romano è docente di Criminologia in Statale a Brescia, dove è anche prorettore all’Impegno per il territorio; Marta Benedini è una mediatrice professionista ed esperta in giustizia riparativa.
Nei giorni scorsi a Canton Mombello si è tenuto un incontro per molti aspetti inusuale. Sono infatti entrati tre tifosi del Brescia, tra i fondatori dell’associazione MaiSoli.
MaiSoli è una realtà di aggregazione, nata da un gruppo di tifosi uniti dalla stessa passione per il calcio e dalla voglia di stare insieme. Perché stare insieme fa bene.
Sono schietti e genuini nel racconto, negli anni hanno fatto cose buone e importanti ma non se ne vantano. “Potremmo dirvi quanto siamo bravi, quanti soldi abbiamo raccolto e donato ma la verità è che ad un certo punto abbiamo iniziato a ritrovarci per la voglia di stare insieme. Una partita a calcio, un piccolo torneo, qualche salamina e da lì è ripartito tutto. Fare del bene è una ricaduta, bella, che ci dà soddisfazione certo. Ma lo facciamo per il piacere di stare fra di noi”. Stare insieme per il beneficio che se ne trae e attraverso questo promuovere azioni di solidarietà, è un meccanismo che genera comunità. MaiSoli è una realtà che ha scelto di essere a fianco dei più deboli e di chi attraversa periodi di difficoltà.
L’idea di incontrare un gruppo di detenuti nasce all’interno del progetti Ri.pa.ra.re e Zona508 di carcere e Territorio OdV, progetti nei quali i volontari lavorano con i detenuti proprio sui temi della comunità, dell’appartenenza e del pregiudizio..Temi che i ragazzi del gruppo MaiSoli hanno affrontato, nel proprio percorso.
Alcuni di essi, infatti. vengono da storie famigliari talvolta complesse, proprio come quelle che, spesso, hanno alle spalle i detenuti; non è facile tenere duro e seguire la via giusta. Se essi non hanno intrapreso scelte sbagliate, spiegano, è stato soprattutto grazie alla forza trainante dell’amicizia.
Le difficoltà – dicono – ti fanno sentire solo, e se sei solo tutto sembra impossibile. Poi fai una telefonata, scambi due messaggi e ti accorgi che in realtà tutto si può affrontare.
Non è stato facile per dei ragazzi che hanno passato anni in curva allo stadio neppure essere ritenuti credibili. Il pregiudizio è un macigno che può schiacciare chiunque.
Invece proprio questi ragazzi hanno saputo dimostrare che è possibile, con determinazione e convinzione, modificare la propria immagine e conseguentemente la percezione riuscendo a essere, oggi, apprezzati a diversi livelli, sia personalmente sia come gruppo.
Molto significativo il messaggio trasmesso in carcere: il cambiamento di percezione non è avvenuto prevaricando o usando un potere coercitivo ma mettendo in atto una proposta differente, anche di presentare se stessi, generando qualcosa di positivo per sé e per gli.
Le risposte e l’attenzione delle persone detenute ci dicono che queste narrazioni, nella loro semplicità e potenza sono arrivate; sono rimasti positivamente colpiti perché i ragazzi di MaiSoli sono la dimostrazione pratica che esiste una comunità che sa riconoscere ed accogliere la persona al di là dei suoi sbagli o dei suoi reati. E questo è fonte di speranza autentica.
Carlo Alberto Romano e Marta Benedini
Brescia, 7 dicembre 2023