Una storia di ordinaria cattiveria familiare JunichirÅ Tanizaki, La gatta, Shozo e le due donne, Neri Pozza 2020 (pp. 128, euro 17)


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Lui, anche se ormai adulto, Ú soggetto alla madre, e del resto Ú fatto così: si adegua a quello che gli altri decidono per lui. La madre, preoccupata della pigrizia e della mancanza di iniziativa del figlio, si dà da fare perché lui scacci la moglie e si metta con unâaltra, dotata di una buona dote e dunque in grado di assicurargli un futuro quando lei non ci sarà più. Non ci sono cuori spezzati in questa storia di ordinaria cattiveria familiare. In gioco non ci sono lâamore e il dolore dellâabbandono, ma lâorgoglio e lâumiliazione. La prima moglie non accetta di esser stata scartata come una cosa e vuole rivalersi riprendendosi il marito; lâaltra donna sorveglia come una carceriera lâuomo con cui si Ú messa perché non sopporterebbe lâoffesa di vederlo tornare dalla prima.
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Una comune storia borghese.
Non fosse che sulla scena agisce â o meglio: osserva in silenzio, senza giudicare si direbbe â un altro personaggio: una gatta. CâÚ lei al centro del triangolo: amata dallâuomo e mal tollerata o addirittura odiata dalle donne, che ne sono o ne sono state gelose. Questo Ú un romanzo che soprattutto chi vive con un gatto saprà apprezzare. Tanizaki aveva di sicuro questa esperienza. Non avrebbe altrimenti saputo scrivere pagine come quelle dedicate alla relazione che si instaura fra lâanimale e il suo padrone, che osservando la sua gatta camminare col capo chino, smagrita dallâetà ormai avanzata, sente di âavere sotto gli occhi una lezione sulla fugacità della vitaâ e non sa confrontare il dolore che proverebbe nel caso lei morisse con quello che gli provocherebbe la scomparsa di una persona vicina.
Ma anche la moglie â che non aveva amato lâanimale e, una volta scacciata dal marito, lâaveva rivoluto con sé solo allo scopo di indurre lâuomo a tornare da lei â sente ad un certo punto di saper âcomprendere con chiarezza i pensieri della gatta dallo sguardo triste, vecchia e silenziosaâ e âdi tanto in tanto avvicina la bocca allâorecchio della gatta e le sussurra: Non sapevo che tu fossi tanto più ricca di me di sentimenti umaniâ.
Sarà sempre lei, la gatta, a guardare con saggia indifferenza il precipitare della situazione.
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Brescia, 26 giugno 2020
Carlo Simoni
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