Imparare a guardare Carlo Simoni, Il tempo del lago, secondorizzonte-liberedizioni 2021 (pp. 128, euro 12)
Questa settimana gli appunti di Carlo Simoni li facciamo noi. Omaggio all\’autore in questo caso: degli appunti e dei suggerimenti di lettura che accogliamo e ospitiamo ben volentieri ogni settimana; dei libri che Carlo scrive. Qui sotto alcuni sue considerazioni che abbiamo raccolto e la quarta di copertina del libro.
«Solo una segnalazione, fra le altre note di lettura settimanali, visto che di presentazioni in libreria ancora non si può parlare. Il tempo del coronavirus non ha cessato di interferire nelle nostre abitudini, è nei nostri pensieri ed entra nelle storie che raccontiamo. Anche in questo romanzo breve, ambientato nell’alto lago di Garda: è là che mi è capitato di ascoltare il racconto di episodi da cui ho preso spunto e che ho poi rielaborato, lasciando invece all’immaginazione il compito di delineare i personaggi e le loro vicende».
Quella che segue è la descrizione riportata nella quarta di copertina.
“Credevo di aver trovato finalmente un posto per vivere”.
Tornato dopo molti anni nel luogo dove era nato e aveva vissuto fino alla prima giovinezza, Remo trova altro: l’occasione ineludibile di fare un bilancio del proprio lavoro di fotografo che si allarga a una riconsiderazione della propria vita, dei desideri e degli amori che l’hanno attraversata.
L’approdo è una consapevolezza nuova: “È il posto per guardare questo che ho ritrovato. Il posto dove sto imparando a guardare. Da solo. Senza sentire come una condizione indispensabile che ci sia qualcuno, vicino a me, a condividere il mio sguardo”.
E sono il lago, il suo ambiente, il suo paesaggio il tramite di questo cambiamento, vissuto in tempi nei quali la fatica di vivere è gravata da un inedito, pervasivo senso di insicurezza: “Imparare a guardare non chiede maestri né compagni. Significa arrivare a sentire che il lago, il monte, il cielo,
le piante, gli uccelli che guardi non sono lì per te, a lasciarsi osservare come se tu ne fossi fuori, non ne fossi parte.
Imparare a guardare significa arrivare a non vedere altro che un mutamento sempre in corso. Di tutto. Anche di sé stessi. Anche di questo lago”.
Brescia, 12 marzo 2021
www.secondorizzonte.it