Memorabilia di regime L'intervento di Carlo Alberto Romano
Un nuovo contributo di Carlo Alberto Romano alla nostra newsletter. Docente di Criminologia all’università degli Studi di Brescia dove è anche prorettore all’Impegno sociale per il territorio, Carlo Alberto Romano è anche presidente dell’associazione di volontariato Carcere e Territorio.
Negli ultimi tempi abbiamo assistito a un disinvolto recupero del patrimonio evocativo fascista da parte di gruppi, più o meno organizzati, di estrema destra che hanno sempre meno problemi a definirsi tali.
Saluti romani, croci celtiche, lenzuola appese fuori da percorsi museali di, evidentemente, fascinoso richiamo e lenzuola appese fuori da edifici scolastici in cui invece sono ospitati seminari di studio sulla resistenza, altrettanto evidentemente, di minor gradimento.
Dalle commemorazioni di militanti che persero la vita negli anni dello scontro politico alle gite nostalgiche sul lungolago di Dongo le occasioni si moltiplicano.
Cose da nostalgici, si dirà; cose in cui è improbabile essere coinvolti se non lo si desidera.
Vero, fino a un certo punto, magari, ma vero.
Il problema è che il clima di sdoganamento ormai irreversibilmente avviato comincia a portare anche fuori dai luoghi ove tradizionalmente i nostalgici usano ritrovarsi, il ricordo del regime, con modalità sempre più invasive.
Mi riferisco ai mercatini vintage disseminati sul territorio della nostra provincia.
Grande attrazione degli appassionati di genere, desiderosi di distribuire il proprio budget fra le infinite attrazioni merceologiche che tali iniziative propongono, sono (per lo più inconsapevolmente) un’affascinante testimonianza del nostro divenire storico ed economico.
Dal cono ottico a Lonato, da Orzinuovi a Montichiari, il turismo alla ricerca dell’affare a km zero e pochi euro in più (indipendentemente dal fatto che la gratificazione personale che da tale affare deriva sia di matrice economica , culturale o squisitamente affettiva) culmina nell’ultima domenica del mese con il grande mercatino di Roncadelle, recentemente spostato dalla poco decorosa precedente sede al parcheggio antistante uno dei tanti centri commerciali di cui, quell’area, appare particolarmente ricca.
Girovagando fra le bancarelle, affascinati da venditori e acquirenti impegnati in inesauribili scontri verbali, la cui dimensione “modello mercato” non mortifica la storica matrice di collocazione del capitale, fra improvvisati galleristi e ancor più improbabili archeologi del prodotto boomer, da qualche mese, ho notato un oggettivo aumento di cimeli del regime.
Registri, cartelli, documenti, manifesti, medaglie e medaglioni, teschi e motti, fazzoletti, spille, capi di divisa e scampoli di orbace, vinili d’epoca, libri storici e pseudo tali fino alle sculture ritraenti Mussolini, per la maggior parte busti ma non mancano le figure intere, ovviamente in marziale posa, si scorgono con sempre maggior frequenza sui banchi.
La domanda, al netto del dubbio che alcuni di questi oggetti possano essere non proprio di certificata origine storica, nasce spontanea. Ma dove erano, fino a oggi tutti questi oggetti? E conseguentemente, per l’ineluttabilità della legge che regola le vicende del mercato, poiché se vengono proposti in vendita significa che qualcuno li compra: chi e perché se li compra?
Vabbè, non sono così sicuro di voler indagare la risposta….
Carlo Alberto Romano
Brescia, 10 novembre 2023